Ecce Robot di e con Daniele Timpano 9

Ecce Robot di e con Daniele Timpano

Ispirato all’opera di Go Nagai (Goldrake, Jeeg Robot, Mazinga Z), lo spettacolo è il divertito e autocritico racconto di una generazione che, ignara di vivere negli anni di piombo, cresceva tra robot d’acciaio: ripercorre per frammenti l’immaginario eroico di chi ha visto l’Italia delle stragi, del rapimento di Aldo Moro, delle Brigate Rosse e dei cambiamenti sociali e culturali avvenuti negli anni ‘80.

Di e con Daniele Timpano, premio UBU 2022

Spettacolo realizzato in collaborazione tra FESTIL e Festival Approdi

L’evento si chiuderà con un piccolo rinfresco

PREZZO: €12 intero/€10 ridotto* 

 

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ECCE ROBOT!
cronaca di un’invasione

Viva Mazinga! Lasciamolo vedere ai bambini,
tanto non sarà lui a farli rincretinire.
[Marco Ferreri]

uno spettacolo di e con Daniele Timpano
ispirato liberamente all’opera di Go Nagai

Ero bambino, tra gli anni ’70 e gli anni ’80, quando arrivarono in Italia i primi cartoni animati giapponesi. Era l’Italia delle stragi, del rapimento di Aldo Moro, delle Brigate Rosse e dell’ascesa di Silvio Berlusconi e delle sue televisioni, ma questo io non lo sapevo ancora.
Un attore ricostruisce la trama di un vecchio cartone animato giapponese. Ispirato liberamente all’opera di Go Nagai (fra gli altri, Goldrake, Jeeg Robot, Space Robot, Jet Robot, Il Grande Mazinga, Mazinga Z) lo spettacolo ripercorre per frammenti l’immaginario eroico di una generazione cresciuta davanti alla TV.
Tra resoconto delle trame dei singoli episodi dei cartoni giapponesi (con particolare attenzione per la sceneggiatura di Mazinga Z) e ricostruzione storica di un’invasione (quella dei serial nipponici nei palinsesti pubblici e privati, ma anche quella della televisione dentro le nostre teste), lo spettacolo è il divertito e autocritico racconto di una generazione che, ignara di vivere negli anni di piombo, cresceva tra robot d’acciaio.

Ecce Robot di e con Daniele Timpano 11Testo, regia e interpretazione /Daniele Timpano
Ispirato liberamente all’opera di Go Nagai
Disegno luci e voce narrante/ Marco Fumarola
Musiche originali / Michela Gentili e Natale Romolo
Montaggio audio / Lorenzo Letizia
Editing e missaggio / Marzio Venuti Mazzi
Aiuto regia / Valentina Cannizzaro
Uno spettacolo di Frosini/Timpano
Produzione Gli Scarti, Kataklisma teatro
In collaborazione con Armunia

Il testo dello spettacolo ECCE ROBOT! cronaca di un’invasione è pubblicato da Minimum Fax all’interno dell’antologia Senza corpo, voci dalla nuova scena italiana a cura di Debora Pietrobono, www.minimumfax.it.

ECCE ROBOT leggera POSTER

Note di drammaturgia

Ero bambino, tra gli anni ’70 e gli anni ’80, quando arrivarono in Italia i “famigerati” cartoni animati giapponesi. Si gridò subito all’invasione: l’invasione gialla. In principio era Goldrake. “Ho visto un ragazzino cantarlo con grande fierezza e quasi con le lacrime agli occhi”, scriveva un allarmato Silverio Corvisieri sulle colonne di Repubblica, a proposito del celebre brano musicale che accompagnava i titoli di testa del programma: “Si trasforma in un razzo missile/con circuiti di mille valvole/ tra le stelle sprinta e va…”.

In principio era Goldrake. Ma era solo l’inizio. Di lì a poco sarebbero seguite centinaia di serie televisive animate giapponesi a basso costo: “fatte male”, diceva la gente; ma anche e soprattutto “violente, diseducative, kitsch, pericolose e incomprensibili”: niente più che biechissimi prodotti di consumo – o almeno così venivano definite da schiere di sciocchi genitori, sciocchi intellettuali, sciocchi opinionisti e sciocchi sociologi dell’epoca.
I cartoni animati di maggior successo, e i più criticati, erano quelli di genere robotico, per lo più incentrati su grossi automi meccanici impegnati a difendere la terra dal nemico di turno: culmine di ogni puntata il rituale combattimento del robot buono contro quello cattivo, con l’immancabile annientamento del secondo.

Iniziata il 4 aprile del 1978 sulla seconda rete nazionale con Goldrake, l’invasione proseguirà su un’infinità di reti regionali, con particolare, mastodontica, incredibile abbondanza per tutti gli anni ottanta (fino al 1990 le serie animate trasmesse in Italia saranno oltre 350). I serial nipponici erano economicamente molto convenienti: niente di meglio per riempire i palinsesti.

Era anche l’Italia delle stragi, del rapimento di Aldo Moro, delle Brigate Rosse e dell’ascesa di Silvio Berlusconi e delle sue televisioni, ma questo io non lo sapevo ancora. Trascorrevo i primi anni, un po’ come tutti i miei coetanei, davanti alla Tv dalle 5 alle 7 ore al giorno. Ignaro di trovarmi nel bel mezzo degli anni di piombo, vivevo l’infanzia tra robot d’acciaio.

Spigolosi, violenti, sessisti, scorretti, incuranti di qualsiasi bassa considerazione pedagogica (anche perché spesso originariamente non destinati a una fascia di spettatori under 12, bensì adolescenziale) molti di questi cartoni animati, che sulla carta sembrerebbero essere (e in parte sono davvero) dei semplici sottoprodotti della cultura di massa, sono stati invece miti e modelli di riferimento, occasione di spunti, di traumi, di crescita o viceversa di rimbecillimento per tutta una generazione.

Diseducativi? Violenti? Pericolosi? Può darsi. D’altronde sono stati loro i nostri veri genitori. Tutto ciò che so, che sento e sono, è cominciato – nel bene o nel male – davanti alla TV.

 

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RASSEGNA STAMPA

“Colpisce per una certa sua aguzza stramberia Ecce robot! dell’estroso Daniele timpano, quasi un autoritratto generazionale attraverso Mazinga Zeta a e altri cartoni animati giapponesi: vestito di un’assurda tutina bianca, coi suoi gesti sghembi e i suoi toni deliranti, il giovane attore alterna la compunta ricostruzione di lotte fra mostri meccanici a spiazzanti scorci autobiografici: si ricordano le crociate democratiche e progressiste contro questa invasione televisiva, per concludere che i litigi dei genitori e la solitudine dei figli facevano forse più male.”

Renato Palazzi – Il Sole 24 ore

“Fra i personaggi di cui credo che sentiremo parlare sempre più spesso in un prossimo futuro c’è probabilmente il trentunenne Daniele Timpano, una presenza anomala, bizzarra, finora nota soprattutto al pubblico di certi festival. Già tentare di trovare una precisa definizione per Timpano è un’impresa complicata, perché non è propriamente un attore, non è un narratore in senso stretto, non è un performer […] un tipo strambo che non esita a portare in scena i propri pregi e i propri difetti, e intorno ad essi va costruendo un suo personale modello di teatro. […] credo che Timpano abbia il dono della sgradevolezza, che dal punto di vista teatrale è spesso una ricchezza, non un limite: […] essa ne fa una figura non banale. La sgradevolezza […] riguarda i gesti, le movenze un po’ impacciate e disarmoniche, la recitazione schizzata, ripetitiva, all’apparenza inconcludente. Ma forse riguarda anche la scelta degli argomenti, che hanno qualcosa di provocatorio e vagamente urtante. Nella buffa trattazione si insinuano acri umori autobiografici, ribolle un’intelligenza aguzza che penetra come una trivella nella sensibilità dello spettatore.”

Renato Palazzi – Delteatro.it

“Gli anni ’80 resuscitati da Timpano con misurata ironia in una messinscena ondivaga che si muove tra ‘riflessione su’ e ‘rappresentazione di’ quei furiosi incontri con le gesta di Mazinga e soci […] L’aspetto più interessante che restituisce Timpano nel suo spettacolo, frutto del suo essere attore trasversale, dalla gestualità sbrigativa, epigrammatica, sempre significante, è quello strano senso di nostalgia per quell’età di grandi sfide galattiche e di rivoluzioni d’acciaio che […] ci fa solidali con lui. Di bianco vestito, Timpano doppia se stesso quando interpreta in pose plastiche ed eroiche, col solo aiuto di tagli di luce colorata e di una ricca colonna sonora di effetti, le gesta dei suoi beniamini giapponesi, salvo poi trasformarsi in affabulatore […] quando il suo pensiero corre, ribellandosi, ai presunti ‘guasti’ che quella civiltà del piccolo schermo avrebbe, secondo la morale corrente, procurato”.

Enrico Marcotti – Libertà

“Non è difficile capire come il trentaquattrenne artista romano faccia un lavoro assolutamente controcorrente (“non scuola romana” la chiama il critico teatrale Nico Garrone, che accanto a Timpano fa scorrere i nomi di Andrea Cosentino, Lucia Calamaro, Mirko Feliziani e Antonio Tagliarini, assimilati ad una nuova-nuovissima spettacolarità che se ne frega dei padri e fa a pezzi i codici). Controcorrente e antico. Sì, antico. Antico come il suo volto, che sembra ritagliato dal cinema muto, con gli occhi neri, il pizzetto e una mimica molto comica e molto tragica. Mentre il suo modo di recitare ricorda i primi radiodrammi riascoltati però a 45 giri.
Con lui bisogna avere pazienza. A prima vista, sembra un marziano attaccato ai propri miti di maschio bambino. Ma poi ti accorgi che, mettendoli in piazza in quel modo puerile e ossessivo, Timpano mostra una generosità fuori norma: è l’altruismo di chi accetta di farsi attraversare, mangiare e divorare dai feticci della propria infanzia, dal chiacchiericcio di una casa-scuola dove si trafficava indifferentemente con Euripide e Mazinga, gli anni di piombo e le fiabe classiche, la poesia crepuscolare e la Roma che fu di Petrolini. Un artista in fondo non può fare altro che farsi “cosa”, membrana sensibile, radiotrasmettitore dell’assurdo. Timpano non fa ridere, eppure a tratti si ride. Non racconta, ma fa dei monologhi in cui accetta di farsi letteralmente vivisezionare dalle parole e dalle immagini che la sua mente febbrile ha collezionato facendosi ferite invisibili su un corpo che da solo giudica imperfetto (ingiustamente, parla di sé come di “uno scheletro con la pancetta”). E’ un avanguardista, ma degli anni Venti e non degli anni Settanta, anche se è da lì che viene il materiale. In “Ecce Robot!” […] il testo ipersonorizzato – da un corpo-macchina adeguatamente invasato – viene intercalato con brani serissimi di storia del costume: tra il 1978 e il 1990, ci ricorda Timpano, le tv nostrane trasmettono oltre 350 cartoni giapponesi,[…] Timpano è una macchina solo apparentemente artificiale, una supermarionetta che ha a noia le retoriche e le distrugge in presenza di altri […] la sua ossessione è sempre e solo l’infanzia, che lo porta a costruire geniali sistemi di protezione e difesa contro l’invasione degli adulti moralizzatori.”

Katia Ippaso – Liberazione

Ecce Robot di e con Daniele Timpano 10

 

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EVENTI

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Data

Lug 13 2023
Expired!

Ora

9:00 pm

Costo

12.00€

Luogo

Teatro dei Fabbri
Via dei Fabbri 2/A